Library “Treasure Island”

NC17, Romantico, Fluff, Fantasy, Chanslash, WIP, Twincest not Related, AU, OOC, Smut, Food play, Angst (lieve)

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  6. BillAlien
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    mi aggiungo anche io!
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  7. sghycietta
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  8. MorgieStorm
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  10. ~Maryon‚
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    Benvenute alle nuove lettrici, posto il nuovo capitolom mentre mi guardo il MTV World Stage dei crucchi, un bacio e buon anno :3

    Titolo: Library “Treasure Island”
    Autore: ~Maryon‚
    Beta: SalatAlien
    Rating: NC17
    Genere: Romantico, Fluff, Fantasy, Chanslash, WIP.
    Avvisi: Twincest not Related, AU, OOC, Smut, Food play, Angst (lieve)
    Disclaimers: Non possiedo né i Kaulitz né i Tokio Hotel, tutto ciò che ho scritto non è reale e non è a scopo di lucro.
    Riassunto: -Tom, quanti anni hai?- Chiese infine il moretto sorridendogli. -Ventinove, tu?- Chiese a sua volta Tom e l'altro ridacchiò divertito. -Sedici.- Rispose Bill.





    Settimo Capitolo

    ´ Written in the stars `










    Quante volte si era guardato allo specchio? Forse una cinquantina, o probabilmente molto di più. Aveva perso il conto verso le otto e mezza di sera, quando era a totale venticinque, quindi, calcolando che in quel momento erano le nove e da un minuto all'altro Tom sarebbe arrivato, avrebbe suonato il campanello di casa sua, il totale delle volte in cui si era specchiato era decisamente elevato.

    Si morse le labbra tirandosi il maglioncino, sedendosi nervoso sulla sedia della propria scrivania tamburellando le unghie sul quella lastra di legno dura. Pochi minuti, qualche secondo e tutto sarebbe iniziato. Si portò una mano al petto sentendo il cuore battere con forza tanto era emozionato. Non ci credeva. Sorrise stupidamente e si portò le mani alla bocca sopprimendo la voglia istintiva di saltare per tutta la stanza. Stavano per avere un appuntamento. Sembrava così strano. Era tutto iniziato con un libro.

    Chiuse gli occhi ed iniziò a respirare lentamente. -Okay, ora calmati Bill. Andrà tutto bene.- Disse parlando da solo.

    Prese il cellulare fra le mani controllando l'ora, le nove e tre minuti. Avevano appuntamento alle nove e dieci. Simone era ancora in casa, erano riusciti ad inventare una scusa più che plausibile per quella uscita. Tom il giorno prima aveva chiesto alla donna di poter portare fuori con sé il sabato sera Bill, avendo due buoni per il mangiare gratis al kebab -cosa non vera- e visto che nessuno dei suoi amici era libero era uno spreco non usarli e aveva chiesto di andare con Bill.

    Bill sussultò sentendo il campanello rimbombare per tutta la casa e urlicchiò saltando in piedi, si controllò velocemente allo specchio e afferrò il proprio giacchetto depositato sul letto. Infilò il cellulare in tasca e una ventina di euro per poi correre fuori dalla stanza e arrivare all'entrata, dove Simone aveva già aperto la porta.

    Il moretto boccheggiò, arrossendo lievemente e osservando com'era vestito il libraio. Un paio di jeans scuri, non troppo stretti e né troppo larghi, ma che cadevano morbidi lungo le gambe lunghe del ventinovenne. E quel petto muscoloso che Bill adorava toccare per delinearne i muscoli era coperto da un maglioncino nero, a rombi con rifiniture bianche. Si morse le labbra osservando gli occhi di Tom che lo stava osservando a sua volta dalla testa ai piedi.

    Arrossì ed abbassò lo sguardo, sorridendo e salutando il libraio con voce flebile. Bellissimo era dir poco, era qualcosa da portarsi in camera, chiudere la porta a chiave e non uscire più da lì. Spalancò gli occhi al proprio pensiero, stava diventando un malato pervertito.

    -Allora mi raccomando, divertitevi e non mangiate troppo.- Disse Simone ridendo e facendo ridere anche Tom, che gli chiese a che ora dovesse riportare il ragazzo a casa.

    La donna arricciò le labbra, pensandosi qualche istante. -Solitamente mezza notte e mezza perché è sabato, ma voglio essere buona. Potete fino all'una.- Rispose e Bill trattenne un urlo di gioia in gola, alzando le braccia in aria mentre la madre gli dava le spalle, sorridendo radioso a Tom che sorrise divertito.

    -Perfetto, l'una.- Ripeté e salutò la donna. -Su ragazzino, muoviti o mi mangerò anche il tuo kebab.- Affermò e Bill scattò attaccandosi al suo braccio.

    -Non ci provare nemmeno.- Lo minacciò e salutò la madre, per poi dirigersi assieme al libraio all'ascensore.

    Simone li guardò sorridendo e chiuse la porta rientrando in casa, mentre Tom chiamava l'ascensore spingendo il pulsante. Accarezzò il dorso della mano di Bill, abbassandosi e posando la fronte contro la sua tempia. Inspirò il suo odore e gli baciò a schiocco la guancia, facendo diventare rosso il compagno.

    -Sei bellissimo.- Soffiò dolcemente e Bill lo guardò sorridendo, tenendo fra i denti il labbro inferiore e fece scivolare lo sguardo sulle labbra di Tom, aveva voglia di baciarle.

    Tom lanciò uno sguardo all'ascensore, sussurrandogli all'orecchio che appena fossero stati lì dentro lo avrebbe baciato e stretto a sé. Il moretto deglutì, sentendo lo stomaco già da quella frase iniziare ad attorcigliarsi. Sarebbe stata una lunga serata, decisamente.

    Il ventinovenne si tirò su, mettendosi dritto sorridendo e fece un passo in avanti quando le porte dell'ascensore si aprirono portandosi dietro il ragazzino, se lo strinse al petto e gli alzò il capo. Piegò il viso di lato e soffiò sulle sue labbra, Bill le dischiuse appena e si sollevò sulle punte dei piedi sporgendosi in avanti. Non attese la sua bocca, la stava bramando da troppo.

    Fece attaccare le loro labbra in pochi secondi e sospirò di piacere sentendo quando fossero calde mentre, il piercing al lato fosse gelido. Conficcò le unghie nel collo del libraio e questo allungò una mano, spingendo il pulsante per il piano terra. Poi avvolse la vita di Bill con le proprie braccia, leccando con gusto le sue labbra e andando poco dopo ad assaggiare la sua bocca.

    -Mi sei mancato.- soffiò appena Bill, tenendo gli occhi chiusi e divorando le labbra di Tom con le proprie, lasciandosi spingere contro la parete di metallo. Il moretto ansimò appena nel bacio, sentendo i muscoli del compagno flettersi contro il proprio petto e portò all'indietro il capo, donandogli ampia veduta del proprio collo.

    Tom si leccò le labbra e scese a baciare il suo pomo d'Adamo appena accennato, sentendo i sospiri nel sedicenne soffocati in gola e le corde vocali di Bill vibrare contro le proprie labbra. Morse la sua pelle succhiandola, facendola arrossare appena e staccandosi prima di lasciargli un succhiotto, sarebbe stato troppo in vista lì.

    Il libraio restò ad assaggiare la sua pelle per poi staccarsene a malincuore, allontanandosi di un passo e Bill riprese fiato per calmarsi. Si leccò le labbra e sbatté più volte le palpebre, sorridendo raggiante. Gli si attaccò al braccio e tirò un sospirò di felicità, uscendo assieme a lui dall'ascensore.

    Percorsero il corridoio ed uscirono dal palazzo, arrivando alla macchina di Tom, il quale aprì da gentiluomo lo sportello a Bill che rise divertito, ringraziandolo. Poi aggirò la macchina e salì a sua volta, avviò la macchina e partì alla volta del kebab.

    -Tua madre per fortuna se l'è bevuta.- Mormorò pensieroso Tom e il moretto annuì, iniziando a parlare a raffica, gesto che fece sorridere il compagno. Non voleva che si sentisse in imbarazzo con lui, voleva che fosse a suo agio. Sapeva che la differenza d'età poteva guastare l'atmosfera e lasciarli in un silenzio imbarazzo. Non voleva assolutamente che succedesse.

    -Ma io oddio, sto straparlando.- Pigolò il sedicenne portandosi le mani davanti alla bocca e guardando in imbarazzo il compagno, che sorrise e scosse la testa lanciandogli uno sguardo carico di dolcezza.

    -E' bello ascoltarti parlare.- Lo tranquillizzò Tom, allungando una mano e accarezzandogli la guancia teneramente.

    Bill sospirò a quel contatto e si spinse contro la sua carezza, per poi girare il capo e baciargli il palmo più volte. Si leccò le labbra sentendo il sapore della sua pelle su esse e sorrise, era un sapore delizioso. Il libraio l'osservò di sfuggita, controllando la strada visto che stava guidando ma si morse le proprie labbra quando percepì la bocca del moro premersi contro la propria mano.

    La tentazione di posteggiare, fermarsi e baciarlo era forte.

    -Tra poco siamo arrivati al kebab.- Lo avvertì con voce rauca, bastava un semplice bacio sulla mano a farlo impazzire? Dio i suoi ormoni, quando si sarebbero tranquillizzati un po'? Non poteva fare la figura del cretino con lui, sarebbe sembrato troppo ridicolo.

    -Tom tutto okay?- Chiese il moretto guardandolo con la fronte corrugata. L'altro annuì lentamente e strinse fra le dita il volante. -Sputa il rospo.- Esclamò serio Bill, non lo convinceva.

    Il libraio sospirò e si fermò al semaforo rosso, lo guardò e velocemente gli prese il volto fra le mani attirando il suo capo al proprio. Lo baciò con passione chiudendo gli occhi sopprimendo un gemito di piacere, le aveva baciate fino a non molto prima, ma quelle labbra erano troppo buone.

    -Ecco cosa c'è.- Soffiò sulle sue labbra. Bill boccheggiò guardandolo con gli occhi spalancati, preso alla sprovvista e miagolò appena, andando a poggiare la fronte sulla sua.

    -Cristo.- Gemette deglutendo a fatica, strofinando il naso con quello del compagno.

    Il clacson della macchina di dietro fece sussultare entrambi. Tom guardò il semaforo e vide che era vede, sorrise a Bill e tornò a guidare alzando la mano per scusarsi con il guidatore dietro a lui. Percorse con calma la strada fino al kebab e al primo parcheggio vuoto posteggiò la propria auto.

    Bill saltellò al suo fianco e gli agguantò il braccio, stringendosi a lui contento mentre entravano nel locale trovando non molta gente, per fortuna. Si avvicinarono al bancone osservando gli ingredienti da mettere nel kebab. Quando arrivò il loro turno ordinarono e poi andarono a pagare tranquillamente, facendosi mettere tutto in una busta.

    -Mangiamo in un posto tranquillo.- Propose Bill stringendo la mano del compagno; usciti dal locale tornarono a camminare, restando in silenzio e osservando gli alberi della via illuminati dai lampioni.

    La notte era serena. L'aria meno fresca del solito e il cielo era limpido, era possibile vedere le stelle splendere nel cielo. Il sedicenne inspirò profondamente l'aria profumata, tutto merito dei piccoli fiori che ricoprivano le aiuole delle case. Strinse maggiormente la mano di Tom, lanciandogli un'occhiata e sorrise.

    Arrivarono alla piazzola dove i ragazzi solitamente andavano sui loro skateboard, facendo acrobazie meravigliose quanto pericolose. Poggiarono per terra la busta per poi sedersi sulla cima di una delle tante pedane così da poter dondolare le gambe. Tom prese dalla busta il kebab coperto dalla stagnola con su scritto con il pennarello una 'B' e lo passò a Bill, che sorrise radioso iniziando a scartarlo.

    -Ho una fame.- Pigolò il minore, osservando il compagno prendere il proprio kebab e scartare la carta stagnola.

    -Speriamo di non sporcarci, solitamente io sono un disastro.- Ammise Tom sbuffando una risata e prese un paio di tovaglioli mettendoseli sulle gambe, giusto per precauzione così il moretto l'imitò.

    Iniziarono a mangiare e già dal primo morso le papille gustative di entrambi iniziarono a danzare. Si leccarono i baffi come due gatti affamati, aprendo successivamente le lattine di coca cola comprate e le vaschette di patatine. Bill ricoprì le proprie di maionese e ketchup, sotto gli occhi divertiti del ventinovenne. Il moretto aprì la bocca e si infilò in bocca quattro patatine ricoperte di salse, sporcandosi le dita che andò subito dopo a leccarsi.

    -Non so se soffocarmi dalle risate mentre ti guardo o eccitarmi.- Affermò tutto ad un tratto Tom e Bill portò gli occhi su di lui, continuando a masticare e mugugnando dei versi incomprensibili visto che aveva la bocca piena.

    Il libraio rise ancora e scosse il capo. -Mangi come un bambino, ti sporchi tutto ma... ti lecchi le dita e le labbra.- Mormorò infine Tom, osservando per l'ennesima volta la lingua di Bill saettare sulle sue labbra ripulendole.

    -Lo hai rifatto.- Lo additò il ventinovenne e il minore divenne completamente rosso, schiaffeggiandogli la mano e afferrò un tovagliolo ripulendosi la bocca.

    -Contento?- Chiese Bill, per poi rimanere sorpreso quando Tom si sporse a baciarlo.

    Questo sorrise sulle sue labbra, allontanandosi appena per guardarlo negli occhi. -Per niente.- Soffiò sulle sue labbra. -Volevo essere io a ripulirti.- Affermò posando quel poco che rimaneva del proprio kebab sulla busta.

    Il moretto boccheggiò guardandolo ancora con la bocca aperta, confuso. Deglutì a fatica e sentì le mani farsi molle, la presa sulle patatine quasi cedere ma si costrinse a non farle cadere sui suoi preziosi pantaloni. Non voleva fare la figura dello scemo, ma era sicuro che a furia di stare zitto a quel modo lo sarebbe sembrato.

    -Il gatto ti ha morso la lingua?- Chiese Tom guardandolo e Bill aprì la bocca, per dire qualcosa ma l'unica cosa che riuscì a fare fu quello di fare un rutto.

    Bill arrossì con forza spalancando gli occhi e si tappò subito dopo la bocca. ´ Non l'ho fatto, non l'ho fatto. O Dio mio. ` Pensò il ragazzino sentendosi male. Strizzò per poi riaprirli piano piano, giusto in tempo per vedere Tom tenersi lo stomaco con le mani e scoppiare a ridere come un pazzo.

    -Oddio.- Rise il libraio piegandosi in avanti continuando a ridere. Perse l'equilibrio scivolando giù per la pedana, tenendosi con forza lo stomaco e dimenandosi dalle risate. -Non respiro, non respiro.- Soffiò fra le risate girandosi su sé stesso.

    -Non ridere.- Urlicchiò Bill, scendendo verso il basso con lui e lo spinse ma quello continuò a ridere. Scosse la testa e il moretto gonfiò le guance, salendogli a cavalcioni sopra e iniziando a pizzicargli le braccia riuscendo solo a farlo ridere di più. -E smettila dai.- Pigolò offeso Bill fermandosi, sentendosi uno vero scemo nell'avergli ruttato in faccia.

    Il ventinovenne si asciugò le lacrime e gli fece segno di avvicinarsi. Bill arricciò le labbra e si abbassò, sfiorando quasi con il naso quello del compagno. Tom sorrise e aprì la bocca, ruttandogli dritto in faccia e Bill si tirò su, boccheggiando e gli schiaffeggiò una guancia visto che era tornato a ridere.

    -Ma sei un maiale.- Lo accusò Bill afferrandolo per la maglia e scuotendolo con quella poca forza che aveva.

    Il libraio rise più forte e lo abbracciò, iniziando a rotolare per tutta la pedana riuscendo subito dopo a far ridere anche il ragazzino che si strinse a lui felice. Bill sospirò contento e si rilassò contro di lui quando finalmente si rilassò, posando le mani sulle spalle di Tom.

    -Non volevo ruttarti in faccia.- Pigolò Bill guardandolo sorridendo e l'altro scosse la testa, baciandogli dolcemente una tempia mentre gli accarezzava il capo.

    -Succede a tutti, tranquillo piccolo.- Soffiò Tom, prima di andarlo a baciare.

    Bill chiuse gli occhi e gli cinse il collo con le braccia, attirandolo a sé. Quel bacio no, non gli dispiaceva affatto, sopratutto perché sapeva di Tom.















    -C-che cosa fai?- Domandò Bill confuso, vedendo Tom estrarre dal proprio giubbotto un pennarello nero e un piccolo block notes a fogli bianchi; dopo aver finito di mangiare, i due tornarono sui loro passi dirigendosi al parco giochi, dove si trovavano in quel momento.

    Il libraio sorrise e si piegò sulle gambe, togliendo il tappo al pennarello e aprendo il block notes iniziando a scrivere qualcosa. Il sedicenne corrugò la fronte e si avvicinò a lui, provando a vedere cosa l'altro stesse facendo e perché si fosse messo a scrivere così all'improvviso.

    -Tom, mi dici che fai?- Chiese spazientito il minore fra i due, gonfiando le guance e guardando la schiena di Tom.

    Quello sorrise e si girò, alzandosi e facendo un lungo respiro.

    -E' una cosa che faccio fin da ragazzo. E' un gesto stupido, ma a volte può valere qualcosa per una persona.- Iniziò a spiegargli chiudendo il pennarello e posandolo in tasca, girando il block notes mostrandogli cosa aveva scritto. -Ogni tanto, senza un perché, mi fermo e scrivo un messaggio. Strappo il foglio e lo lascio in mezza alla strada, attaccato ad un muro, fra gli spigoli di un gioco e chi lo trova e lo legge, non mi interessa se lo getta o cos'altro. E' un modo per far sorridere la gente, per fargli capire che al mondo c'è sempre qualcuno che la pensa, anche se non la si conosce.- Mormorò con il sorriso sulle labbra.

    Bill lo guardò con gli occhi sorpresi, quel gesto così strano era davvero dolce. Perché mai una persona dovrebbe interessarsi a qualcuno se non la si conosce? Il mondo ormai era diventato così ipocrita, ognuno pensava per sé. Era bello sapere che c'era gente a quel modo, sapere che c'era Tom.

    Il moretto osservò quel sorriso radioso, avrebbe giurato che splendeva più delle stelle in cielo. Quelle guance sollevate che facevano assottigliare i suoi occhi, diventando due fessure a mezza luna. Si morse il labbro inferiore e piegò il capo di lato, sorridendogli con amore e avvicinandosi a lui andò a baciargli piano una guancia.

    -Sei così dolce che potrebbe venirmi il diabete, sai?- Gli fece notare e Tom ridacchiò, accarezzandogli la nuca.

    Bill prese fra le mani il suo block notes iniziando a leggere nella propria mente. “Anche se spaventati dai giorni più brutti, preghiamo per i nostri sogni tutte le notti.” Sorrise, era sicuro fosse una frase proprio del compagno, sopratutto parlare di sogni.

    Alzò gli occhi nuovamente sul volto di Tom e gli cinse il collo con le braccia, premendo il volto contro la sua guancia chiudendo gli occhi. Sentiva il cuore esplodere dalla gioia e le lacrime premere agli occhi, non sapeva nemmeno lui ma era come sentire un mare in tempesta nel proprio stomaco. Quelle parole non erano né per lui e né scritte per lui, eppure le capiva appieno. Era una frase con un senso.

    Tom era davvero di un'altra dimensione certe volte, capiva le persone, gli bastava uno sguardo e comprendeva com'erano. Aveva quel dono. Il dono di far sorridere la gente e farla sentire speciale. Non farla sentire sola, ma stretta in un abbraccio tanto caldo da non poterne più fare a meno; un sogno vero e proprio.

    -Sei speciale.- Pigolò con voce piccola il ragazzino ma l'altro scosse la testa.

    -Sono solo una persona come tante.- Ribatté Tom, ma questa volta fu Bill a negare le sue parole.

    Una persona come tante? Impossibile, non lo era. Era speciale.
    Era semplicemente Tom, il suo piccolo regalo.

    Bill si sollevò maggiormente sulle punte dei piedi, premendosi più che poteva contro il corpo del compagno, che con un movimento lento delle braccia avvolse il suo esile corpo e lo sollevò di peso. Al moretto sembrò quasi di volare, veramente con Tom si sentiva al di là della realtà, con la forza di poter fare di tutto.

    Trattenne il fiato sentendo il cuore ora in gola, si girò e cercò le sue labbra che il libraio non gli fece attendere. Strinse il suo corpicino al proprio petto dischiudendo le sue labbra e intrufolandosi nella sua bocca con la lingua, giocando con la sua in quella lotta bagnata e calda. Sospirò appena e sorrise, strofinando poi piano le loro labbra.

    -Vuoi scegliere tu il posto per lasciare il messaggio?- Gli propose e Bill urlicchiò annuendo, si fece rimettere con i piedi per terra e dopo avergli preso dalle mani il block notes strappò il foglio iniziando a guardarsi attorno.

    Prese a camminare prendendo per mano Tom, tirandoselo dietro come fosse quello il bambino e alla fine si fermarono sotto a un lampione. -Qui.- disse indicando il terreno e lasciò delicatamente il foglio per terra, quasi fosse di cristallo e avesse paura che si rompesse.

    Il ventinovenne lo guardò e sorrise, prima quando Bill si era stretto a lui aveva sentito una strana sensazione travolgerlo. Come una scia di calore scivolare dal suo capo, scendere fino al cuore stringendolo in una stretta e arrivare allo stomaco, attorcigliandoglielo fino ad arrivare ai piedi. Era stato un lungo brivido che non era più finito finché non si era staccato dal ragazzino.

    Bill si girò sorridendogli. -Posso farne uno io?- Chiese guardandolo con gli occhietti truccati che sembravano quelli di un bambino.

    Tom fissò le sue iridi che splendevano e il volto sorridente, la luce del lampione rendeva la sua pelle bianca come il latte e si era creato un cerchio luminoso nelle sue iridi brune. Annuì e l'altro rise contento, riprendendo a trascinarlo. Tom si morse le labbra, non riusciva a spicciare una parola, gli sembrava tutto così stupido da dire.

    Continuarono a camminare fino a quando non arrivarono alle giostre per i bambini, Bill batté le mani e corse verso l'altalena sedendoci sopra, portando il capo all'indietro e guardando in modo eloquente il librario. Questo rise scuotendo il capo e si avvicinò lentamente a lui, stringendo fra le mani le catene fredde dell'altalena e si abbassò a baciare le sue labbra, chiudendo lentamente le palpebre.

    Gli morse le labbra piano, sentendole arricciarsi sotto le proprie premure e solleticò il suo mento con il naso, piegando il capo maggiormente di lato approfondendo il contatto. Leccò di piatto la sua lingua e lasciò scendere le mani lungo le catene, arrivando a quelle di Bill. Le stringe con le proprie e l'altro sorrise al gesto, sollevando il capo per godere ancora di quel bacio.

    Quelle labbra sembravano fatte a posta per coprire le proprie.

    -Sei un sogno.- Soffiò Tom sulle sue labbra umide della propria saliva, riaprendo gli occhi e sospirando piano, posando la fronte sulla sua.

    -Un sogno così vero e palpabile.- Continuò e guardò Bill dritto negli occhi.

    -Sei diventato il mio sogno personale.- Gli sussurrò avvicinandosi al suo orecchio. -Un sogno di cui non posso fare a meno e non voglio perdere.- Mormorò ancora e il moretto tremò, percependo in quella voce bassa e calma una nota così maliziosa -sicuramente non voluta, che se avesse potuto muoversi, gli sarebbe saltato addosso. Peccato che fosse completamente paralizzato dalle sue parole.

    Deglutì a fatica e guardò Tom quando tornarono ad essere faccia a faccia. Si morse le labbra e abbassò lo sguardo appena in imbarazzo. Essere il sogno di qualcuno? Un sogno necessario e desiderato? Erano parole che non aveva mai ricevuto e che lo avevano reso così felice.

    Il libraio gli alzò il capo cercando una risposta nei suoi occhi, ma tutto ciò che fece il moretto fu quello di prendere titubante il suo volto fra le mani. Richiuse gli occhi e sorridendo si spinse contro la sua bocca. Un contatto delicato ma nel quale Tom poteva percepire l'emozioni del compagno.

    Dolcezza, era proprio lì. Nelle ciglia di Bill che tremavano. Insicurezza, nel suo respiro appena mozzato. Paura, nei tocchi leggeri dei suoi polpastrelli sulle proprie guance, quasi a testare che fosse veramente lì. Felicità, nel sorriso impresso sulle sue labbra morbide e che in quel momento erano poggiate sulle proprie.

    Tom ridacchiò e si staccò dalla sua bocca. -Dio, fammi riprendere fiato.- Affermò facendo un lungo respiro e facendosi aria con una mano.

    Bill lo guardò e scoppiò a ridere, anche se il suo volto era completamente rosso, non gliene importava poi molto in quel momento. Si alzò dall'altalena e fece segno a Tom di seguirlo, lanciandogli uno strano sguardo. Il ventinovenne inarcò un sopracciglio ma aggirò l'altalena e lo seguì comunque.

    Il moretto si avvicinò alla casetta con lo scivolo, salendo i piccoli tre gradini e infilandosi nella casa aperta, poggiandosi con la schiena a una delle pareti. Tom seppur con qualche difficoltà, visto la stazza, si infilò a sua volta nella casetta e per farlo stare più comodo Bill si sistemò fra le sue gambe, poggiandosi al suo petto con la schiena.

    -Me lo dai il pennarello? Ho una idea.- Gli rivelò e il compagno lo estrasse dalla tasca dove lo aveva posato, per poi passarglielo.

    Bill poggiò il pennarello sul proprio mento, prendendo il cellulare illuminando la parete di fronte a sé, aveva voglia di scrivere qualcosa ma sembrava tutto pieno lì. Gonfiò le guance irritato e si alzò in piedi facendo attenzione a non sbattere il capo, osservò il tettuccio azzurrò della casetta e sorrise radioso.

    Stappò il pennarello e si leccò le labbra, iniziando a scrivere su esso. Tom lo guardò dal basso, curioso e si mise a gattoni uscendo dalla casetta mettendosi in piedi. Sbatté le mani sui pantaloni per ripulirsi e si mise dietro Bill, abbracciandogli la vita e guardando la scritta fatta che fece sorridere anche lui.

    -Written in the stars.- Sussurrò nel vento, posando il mento sulla spalla di Bill. -Che cosa è scritto nelle stelle?- Domandò e Bill si spinse con la schiena contro il suo corpo, amando le sue braccia muscoloso stringerlo con possesso a sé.

    -Noi e il nostro sogno, è scritto nelle stelle.- Pigolò girandosi fra le sue braccia per essere faccia a faccia. -Tu sei il mio sogno, quello che ho sempre pregato nei giorni più brutti.- Ammise con voce flebile.

    Tom sospirò felice e gli accarezzò il collo con il pollice, seguendo la linea della piccola spalla e scendendo per tutto il suo braccio arrivando alla sua mano. La intrecciò con la propria per poi sollevargliela e baciarne il palmo. -Written in the stars... mi piace.- Ammise prima di andarlo a baciare.

    -Ritorniamo giù.- Sussurrò Bill abbassandosi appena, tirandosi in basso il compagno che annuì sulle sue labbra prima di sbattere con la fronte alla casetta e grugnire dal dolore.

    Il sedicenne rise divertito e si tappò la bocca provando a smettere, senza però alcun successo e ricevette un'occhiataccia da Tom. -Non ridere delle mie sofferenze.- Si lagnò questi, arricciando le labbra e massaggiandosi la fronte dolorante.

    -E che sbatti sempre da qualche parte quando sei con me e mi baci.- Spiegò Bill fra i risolini che gli scappavano ogni tanto. Si avvicinò al libraio e gli fece levare la mano dalla fronte, andando a baciargliela a sciocco, per poi sfregare più volte le labbra sulla zona dolorante.

    -Che dici, meglio?- Domandò e Tom sorrise divertito, indicandosi solamente la guancia con un dito.

    -Ora ti fa male pure la guancia?- Domandò ancora Bill, ricevendo una risposta affermativa. Arricciò le labbra. -E questo no, non va bene, vai curato anche qui.- Mormorò scendendo a baciare la sua guancia, prendendola appena fra i denti e tirandogliela.

    Tom rise divertito e gli accarezzò piano la schiena, sentendosi come un bambino alle prese con le coccole. Non avrebbe mai detto di smettere, sarebbe stato sciocco far finire quella dolce tortura. Bill accarezzò le sue spalle con le dita, muovendole lentamente come se stesse suonando i tasti di un piano e il moro dai corn rows tremò da capo a piedi per quel gesto.

    -Hai freddo?- Domandò il sedicenne, notando che aveva tremato e il libraio sbuffò un sorriso.

    -No, sei tu che mi fai tremare.- Rivelò grattandosi la guancia imbarazzato, per poi posare la mano sulla nuca del ragazzino riavvicinandolo a sé. -Ma continua, ora mi fanno male anche le labbra.- Gli rivelò in prossimità della sua bocca.

    -Oh, povero piccolo.- Sussurrò Bill leccandosi le labbra e osservando Tom dritto negli occhi; quella nota di desiderio e malizia ora era nelle iridi di entrambe.

    -Non vorremo mica farti morire dal dolore.- Soffiò sulle sue labbra, stringendo il suo maglione fra le dita e sedendosi meglio sulle gambe del compagno. Gli cinse la vita con le proprie gambe, sentendo appena i loro bacini vicini e il ventinovenne deglutì sentendo riscaldarsi completamente.

    -Curami.- Lo supplicò Tom e Bill non se lo fece ripetere due volte, si gettò sulla sua bocca con la propria. La leccò con desiderio strofinando i loro nasi, mentre le sue mani erano scese sulla schiena del libraio iniziando a definire i suoi muscoli.

    Tom sospirò di piacere sotto i suoi tocchi e spinse il capo in avanti, facendo appena piegare all'indietro il moretto che sotto le proprie mani sentì i muscoli del compagno tendersi come molle. Deglutì staccando le loro bocche e portò il capo all'indietro, regalando la vista del proprio collo al ventinovenne che si morse il labbro inferiore. Posò piano due dita sul collo del maglione e glielo abbassò lentamente, avvicinandosi e strofinando il naso sulla sua pelle.

    L'odorò per poi espirarci sopra, facendo fremere il minore fra i due. Si inumidì le labbra e lanciò uno sguardo a Bill: teneva gli occhi chiusi e le labbra dischiuse, respirando velocemente sicuramente eccitato dal momento. Tornò poi ad osservare il suo collo niveo e sorrise trovando un punto, fra la spalla e il collo poco visibile e sicuramente sempre coperto da una maglia, qualsiasi avesse indossato il ragazzo.

    Posò delicatamente le labbra sul punto prestabilito e le dischiuse, leccando la sua pelle e facendo rabbrividire Bill che si aggrappò a lui emettendo un verso di sofferenza. Stava aspettando che lo marchiasse. Tom succhiò la sua pelle prendendola fra i denti, mordicchiandola e tirandola in modo alterno, facendo impazzire il ragazzino che gemette al suo orecchio, riuscendo solo a farlo eccitare maggiormente e succhiare con più gusto la sua pelle delicata.

    -T-Tom.- Soffocò Bill strizzando gli occhi, vedendo le stelle dalla piccola finestrina sul tettino della casetta dei bambini.

    -Mhm?- Mugugnò appena l'altro, staccandosi dal suo collo e spostandosi di pochi centimetri dal succhiotto appena fatto, pronto a farne un altro per torturare quanto potesse il sedicenne.

    -Non smettere.- Esalò il moretto, ansimando ancora e il ventinovenne portò l'altra mano a scansargli i capelli dalla fronte, attirando verso il basso il suo viso per far collidere le loro bocche e gemettero entrambi a quel contatto.

    Bill gli prese il volto fra le mani, rispondendo velocemente al bacio e stringendosi maggiormente a lui, facendolo appoggiare con la schiena alla parete della casetta. Accarezzò le sue labbra con le proprie e gli mordicchiò il labbro inferiore tirandoglielo piano, facendolo arrossare per poi passare la lingua sul piercing al labbro.

    -Pomiciare al primo appuntamento, fatto.- Sussurrò il moretto e l'altro corrugò la fronte per poi scoppiare a ridere piegandosi sul fianco, senza riuscire a fermarsi.

    -Ma ma ma... eddai, non ridere.- Pigolò Bill sorridendo e poggiando il viso contro il suo petto, premendo le unghie su esso e scendendo verso il basso fermandosi all'altezza dell'orlo del suo maglione.

    Tom trattenne il fiato e lo guardò con la coda dell'occhio, posando le mani sulle sue e intrecciandole nuovamente. Le sollevò facendole mettere palmo contro palmo ed osservò come perfette insieme.

    -Ti aggrappi a me.- Sussurrò fra sé e sé, in modo inudibile per il compagno.

    Bill sorrise e sospirò felice, poggiandosi a lui. -Restiamo così ancora per un po'.- Chiese chiudendo gli occhi, lasciandosi abbracciare in un secondo momento e cullare dolcemente.













    Bill fermò Tom davanti la scaletta e gli chiese il block notes, prendendo il pennarello e iniziando a scrivere anche lui un messaggio, dopo tutte quelle coccole si Tom sapeva esattamente che scrivere.

    -Voglio che tu sappia che in questo mondo pieno di gente, ci sarà sempre qualcuno che ti ama -sollevò gli occhi su Tom arrossendo-, e che ti pensa in ogni attimo della sua giornata.- Mormorò sorridendo e fece un lungo respiro, chiudendo il pennarello e stringendo fra due dita il foglio.

    Si avvicinò alla casetta che fino a poco prima li aveva nascosti del resto del mondo e lo posò nella fessura della piccola ringhiera di legno della scaletta. Scrollò le spalle e cercò la mano del compagno, andandogliela a stringere con la propria. Si sentiva bene, decisamente bene. Era stata un'ottima serata.

    -Torniamo a casa.- Disse dolcemente il libraio, l'altro annuì e presero a camminare verso l'uscita del parco, per poi dirigersi alla macchina del ventinovenne. Quando arrivarono vi salirono sopra e tornarono a casa, tenendosi ancora per mano.

    Presero l'ascensore e salirono al piano del moretto. Tom lo accompagnò davanti alla porta e gli sorrise, accarezzandogli dolcemente il capo.

    -Notte, piccola pulce.- Disse abbassandosi a baciargli teneramente e con lo schiocco la guancia.

    Bill girò appena il capo, per far sfregare le loro guance. Desiderava un altro bacio, ma ne aveva ricevuti altri dentro l'ascensore e sapeva che lì, davanti alla porta del proprio appartamento e che la madre sarebbe potuta essere benissimo lì a spiarli da dietro la porta, era pericoloso. Sospirò piano ed annuì.

    -Notte, Tom.- Disse baciandogli a sua volta la guancia; prese le chiavi di casa dalla tasca del giacchetto e aprì la porta. Entrò in casa e lo salutò un ultima volta con la mano, per poi chiudersi la porta alle spalle.

    Si accarezzò piano la guancia ed arrossì guardandosi i piedi, mentre alle sue orecchie arrivava il ronzio del televisore accesso in salone. Con il cuore ancora che palpitava andò nella stanza, trovando la madre stesa sul divano, coperta dal plaid addormentata mentre era illuminata solo dalla luce al neon del televisore. La guardò dolcemente e la scosse appena.

    La donna strizzò gli occhi e sbadigliò, mettendoci qualche minuto a risvegliarsi. -Bì?- Mugugnò assonnata, tirandosi a sedere e il figlio ridacchiò.

    -Che ore sono?- Domandò allungando le gambe verso l'alto stiracchiandosi, sciogliendo la coda che teneva i suoi capelli e che ormai era pressoché rovinata.

    -L'una esatta.- Rispose Bill sorridendogli e strinse le mani della madre, aiutandola ad alzarsi.

    Simone sistemò il plaid facendo un nuovo sbadiglio per poi accarezzare i capelli del moretto, gli sorrise stanca ed annuì. -Bravo bambino, sempre puntale e preciso.- Dichiarò.

    Bill sbuffò una risata e la spinse. -A letto.- Mormorò spingendola ancora verso la sua stanza.

    La donna rise a bassa voce e si lasciò spingere. -Okay, pure tu però.- Disse sorridendo. -E domani voglio sapere come è andata.- Esclamò e diede la notte al figlio, chiudendosi poi in camera.

    Il moretto arrossì ed annuì al vuoto, andando in camera saltellando.














    Tom fece dei lunghi respiri e girò su sé stesso, tornando ad andare avanti e indietro per la camera da letto.

    -Cotto, cotto. Sono dannatamente cotto di lui, ecco cosa sono.- Disse a voce alta, facendosi aria con una mano.

    Si leccò nuovamente le labbra, poteva sentire il suo sapore ancora impresso su esse. Chiuse gli occhi e si fermò, si girò e si lasciò andare sul letto rimbalzando. Si spinse facendo leva con il piede sul materasso, verso l'alto e raggiunse con il capo il cuscino riaprendo gli occhi, iniziando ad osservare il soffitto.

    -Come diavolo ho fatto?- Si chiese passandosi una mano sul viso, ma appena ripensava solamente a Bill o alla serata appena trascorsa non riusciva a non sorridere.

    Tirò le lenzuola coprendosi e allungò la mano spegnendo la lampada sul comodino, lasciando cadere la stanza nel buio. Si rotolo nelle lenzuola attorcigliandosi in esse, come un bambino. Sorrise rivedendo nella propria mente il volto sorridente e imbarazzato del sedicenne, era così dolce e gli veniva ancora voglia di baciarlo, di coccolarlo tutto.

    -Sono totalmente cotto di lui.- Sospirò sorridendo, prima di addormentarsi sorridendo e sognando di stare bene mentre ci si sentiva sul serio.






    Note autrice: blablabla allora come và? Com'è andato a parer vostro l'appuntamento? Spero sia stato di vostro gradimento care (:
     
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    Dalle mutandine di miss Bill Kaulitz u.u

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    oddiooooo ma quanto zucchero ci hai messo????
    è bellissimo sono cosí dolci e innamorati che mi viene da piangeree :cry: :cry:
    Simone vuole sapere tutto è.è secondo me le verrà un colpo xD
     
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  12. Sasha.Bkey
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    OH MIO DIOOOOOOOOO CHE DOLCEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE e l'ultima frase ahahah, che cariniiiiiiii.. mi piace mi piace mi piace
    uppa presto
     
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  13. …BiscOttina…
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    Che bello hai postato il capitolo =)
    leggo subitissimo =)!!
     
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  14. BillAlien
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    dico solo che quando mi risvegliero dal mio inconscio,faro' un commento degno della mia personcina.
    Ora mi limito a dirti che "oh gesugiuseppeemaria jdrthvkgjhdmfgkjdfgbkdfjghkdfjghkjdf" ok ora va' molto meglio credo.
     
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  15. MorgieStorm
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    oddio stupendo-..
    cioè Tom è...è...non lo so nemmeno come è!
    è così dolce, premuroso, pssessivo, che ahhhhhhhhhhh...

    bill, oddio...ma cazzo gli ha ruttato in faccia!
    io me ne sarei tornata a casa dalla vergogna...

    però il dolce tom gli ha fatto passare la verogna!

    *.*

    ok W tom!
     
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1304 replies since 22/10/2010, 18:29   40676 views
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